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Venezia città da salvare: il grido d’allarme dell’Unesco

Venezia città da salvare, da inserire nella lista del patrimonio mondiale a rischio. A lanciare il preoccupante grido d’allarme è l’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi il 4 novembre 1946.

Venezia città da salvare

Secondo l’organismo internazionale la celeberrima città italiana, patrimonio mondiale dell’umanità dal 1987, potrebbe essere inserita dall’Unesco nella lista dei siti in pericolo. In vista della riunione dei 21 Stati membri del Comitato mondiale per il patrimonio dell’organizzazione, gli esperti dell’Unesco propongono di “iscrivere Venezia e la sua laguna nella lista del patrimonio mondiale a rischio”. Così scrive Le Figaro citando un documento pubblicato dall’organizzazione che ha appunto sede a Parigi.

Al centro della raccomandazione degli esperti, c’è la gestione del turismo di massa, lo sviluppo urbano fatto senza valutazione di impatto, le imbarcazioni a motore e, più in generale, i problemi ambientali della laguna. Già nel 2021 gli esperti dell’Unesco avevano proposto di dichiarare la città lagunare in pericolo, cosa che l’Italia aveva evitato vietando l’ingresso delle grandi navi da crociera nel bacino, nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca.

Proteggere la laguna

L’Unesco riconosce il lavoro fatto dall’Italia per “proteggere meglio la laguna“, ma lo ritiene insufficiente. Per gli esperti, devono essere compiuti ancora “progressi significativi”. In particolare per rendere il Mose “totalmente operativo”. Più in generale, occorre una “strategia a lungo termine” per evitare “cambiamenti irreversibili” e “la perdita dell’autenticità storica”. Sullo sfondo, gli esperti ritengono che certi progetti di sviluppo urbano e uno sviluppo turistico incontrollato possano mettere in pericolo l’integrità della città lagunare.

Venezia - barca nella laguna

L’Unesco non prevede, almeno per ora, di ritirare Venezia dalla lista dei 900 siti del patrimonio culturale mondiale. Anche perché l’inserimento di un bene nella lista dei siti a rischio dovrebbe essere uno stimolo ad agire. Su Le Figaro si precisa che “l’Unesco ha delle responsabilità nei confronti dei siti classificati. Se la raccomandazione dovesse essere approvata, l’Italia si ritroverebbe in una lista che include 55 siti ‘in pericolo’ in Iraq, Afghanistan, Libia, Libano e Ucraina, tutti Paesi afflitti da conflitti o da carenza di risorse”.

(Foto archivio italiani.it)

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