Un anno davvero da dimenticare. Una notizia arrivata nella serata di ieri torna a sconvolgere tutta Italia. A 72 anni è morto Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh. Era ricoverato in ospedale a Roma per l’aggravarsi di una malattia. Ma le sue condizioni sono peggiorate dopo aver contratto il Covid. Ad annunciare la triste notizia sono stati molti sui amici attraverso i social. Il primo Bobo Craxi e poi gli storici compagni della band. Intense le parole degli altri componenti del gruppo, ma anche di quanti hanno collaborato con lui in questi anni.
D’Orazio e l’ultimo lavoro con Facchinetti in omaggio a Bergamo
E in questo triste anno dovuto alla pandemia da Coronavirus, Stefano D’Orazio aveva collaborato con Roby Facchinetti al brano “Rinascerò, rinascerai”. Un’intensa canzone dedicata alla città di Bergamo tra le più colpite dal virus.
Il ricovero di D’Orazio in ospedale a Roma
Stefano D’Orazio era malato da tempo, ma poi aveva contratto il virus tanto da essere ricoverato da alcuni giorni in ospedale. E c’è stato massimo riserbo anche sul suo ricovero e sul suo contagio. “STEFANO CI HA LASCIATO! Due ore fa… era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato. Oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando… poi, stasera, la terribile notizia”. A scriverlo sui social gli altri componenti dei Pooh Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli. “Abbiamo perso un fratello – si legge ancora -, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre…”.
La carriera musicale del batterista
Il grande batterista romano era nato il 12 settembre 1948. Tante le collaborazioni prima di approdare nei Pooh. Aveva collaborato con i The Kings, poi The Sunshines. E poi i tanti incontri significatici da Carmelo Bene, Crocetta, il patron del Piper, che porta D’Orazio dai Pooh, nel 1971. “Mi dissero che Valerio Negrini voleva lasciare il gruppo perché era stanco di fare lo zingaro – aveva detto D’Orazio -. In realtà lo cacciarono perché non era in linea con il gruppo che stava crescendo rapidamente. Ero un po’ perplesso, facevo underground, ero capellone, ma poi scoprii che ci davano davvero dentro”.
Il suo lavoro anche da autore di brani famosi
Ma la carriera nei Pooh di Stefano D’Orazio non è legata solo alla sua batteria. E’ stato anche autore di numerosi brani per la band. Da “Che ne fai di te”, a “Pronto, buongiorno è la sveglia” e “La leggenda di Mautoa”. E ancora “Rubiamo un’isola” e “Così ti vorrei” e molti altri. Fu proprio lui negli anni ottanta a proporre al gruppo di cantare in ogni disco almeno un pezzo a quattro voci alternate. Me poi è stato lui il primo a lasciare la sua storica band per dedicarsi ad altro.
E’ approdato al musical, con Aladdin, Pinocchio, Mamma Mia, W Zorro. Ed è stato anche autore di un’intensa biografia, la sua. “Dopo 40 anni di lavoro volevo divertirmi – aveva detto -. I ragazzi hanno capito che non avrei avuto più l’entusiasmo necessario. Ognuno di noi è come una bottiglia da un litro. Io avevo riempito la mia vita di Pooh e non c’è stato spazio per nient’altro fino al giorno in cui ho deciso di svuotare la mia bottiglia e riempirla di nuovi sapori”.
Poi la reunion e altri successi
Ma la collaborazione con la storica band continua. Infatti tra il 2015 e il 2016 i Pooh organizzano una reunion nel cinquantennale della carriera. E sono ospiti anche del Festival di Sanremo. Fino all’ultimo concerto con i suoi amici di sempre. Una collaborazione di una vita, una carriera nella musica significativa. Un addio che addolora perché a pochi giorni dalla morte di un altro grande protagonista dell’arte e della cultura italiana, Gigi Proietti. Un anno triste per la pandemia che ha portato via tanti artisti italiani.