Si chiamava Fernando Martim de Bulhoes e Taveira Azevedo ma la Chiesa lo celebra come Sant’Antonio di Padova. Il taumaturgo portoghese è nato a Lisbona il 15 agosto 1195 ed ha concluso i suoi giorni terreni a Padova il 13 giugno 1231. Dalle nobili origini, giovanissimo studia nel monastero di Santa Croce di Coimbra. Aderisce al francescanesimo e, nel 1220 a 25 anni, è ordinato sacerdote a Santa Cruz. L’iconografia classica lo rappresenta con le sembianze di un giovane frate con in braccio il Bambinello e con un giglio nell’altra mano. È patrono del Portogallo, del Brasile e della Custodia di Terra Santa. È proclamato Dottore della Chiesa nel 1946 dall’allora papa Pio XII ed è ritenuto il protettore dei poveri.
Il giglio d’argento
Quest’anno, in occasione della Tredicina che è ormai una secolare espressione di pietà popolare, all’antica statua di Sant’Antonio da Padova è stato donato un giglio d’argento. Il prezioso simbolo è stato disegnato da Giuseppe Spadafora e realizzato dall’orafo Giancarlo Spadafora di San Giovanni in Fiore. Entrambi eredi del grande maestro orafo calabrese Giovambattista Spadofara. La cerimonia si è tenuta a Padova alla presenza del priore della Basilica di Sant’Antonio, Leonardo Da Ascenzo.
Antonio da Padova, il santo dei miracoli
Il ‘santo dei miracoli’ come è comunemente definito dai numerosissimi devoti che lo venerano in tutto il mondo, è anche il ‘santo delle cose perdute’. Sembra, infatti che chi smarrisce degli oggetti preziosi se si affida alle sue preghiere, alla fine riesce a ritrovare ciò che ha perso. Da rimarcare inoltre, che il taumaturgo aveva anche il dono della bilocazione, ovvero riusciva a essere in due luoghi differenti nello stesso momento.
E, ancora, è da evidenziare la chiara analogia tra Antonio da Padova e Francesco d’Assisi. Infatti entrambi, da giovani, sono avviati alla carriera delle armi in quanto ‘rampolli’ di famiglie nobili e agiate. Ma, sia Antonio che Francesco, scelgono di spogliarsi di ogni bene materiale per seguire la sequela di Cristo, in povertà e carità.
La basilica pontificia
A Padova, l’imponente basilica pontificia dedicata a Sant’Antonio custodisce le spoglie mortali del frate cappuccino. La prima volta che è aperta la bara di Sant’Antonio da Padova, per opera di San Bonaventura da Bagnoregio, è l’8 aprile 1263. In quell’occasione è ritrovata miracolosamente incorrotta la lingua del Santo; a conferma della sua rinomata eloquenza.
Nel 1350 il legato pontificio Guy de Boulogne colloca il corpo di Sant’Antonio nella Cappella dell’Arca e nessuno lo tocca più per oltre sei secoli. Solo nel 1981 si svolge il rito dell’Ostensione del corpo di Sant’Antonio. Rito che si ripeterà nel 2010 quando, dopo 29 anni, i fedeli possono rivedere il corpo del taumaturgo in un’urna di vetro. Ancora oggi la basilica è meta incessante di pellegrinaggio con milioni di fedeli che ogni anno arrivano da tutto il mondo per venerare il miracoloso santo dei poveri.
(Foto Facebook Pontificia Basilica Sant’Antonio da Padova)