Il Santuario di Leuca

Santa Maria di Leuca: un gioiello del Salento

Viaggiando per il Salento i nostri occhi troveranno varietà di coste alte e frastagliate sul versante adriatico; basse e sabbiose sul versante ionico. Nella rosa dei venti degli antichi greci, “Japiz” proveniva dalla Puglia e rappresentava il punto cardinale intermedio nord-ovest. L’attuale rosa dei venti non è più centrata sull’isola greca di Nasso, bensì sul mediterraneo centrale.

Santa Maria di Leuca vista da Punta Ristola
Leuca vista da Punta Ristola – Foto di Antonella Marchisella ©

Il mar Mediterraneo meridionale è battuto da caldi e umidi venti di scirocco che portano in Salento un clima a tratti soffocante. Allietato però da venti grecali provenienti da nord est. Gli antichi marinai classificavano lo stato del mare basandosi sulla forza del vento e sull’altezza delle onde. I venti provocano delle vibrazioni sulla superficie del mare conosciute come “onde”. Le onde spumeggianti che si rovesciano sulla battigia sono dette “frangenti”. Questi ultimi misurano un metro e mezzo d’altezza con una velocità del vento 20 nodi.

Santa Maria di Leuca, la bianca Leucasia e l’intensità del mare

La splendida città bianca di Santa Maria di Leuca – estremo lembo dell’Italia meridionale – nasce secondo leggende dalla pietrificazione di Leucasia. Per molti anni la statua della sirena Leucasia è stata collocata ai piedi della maestosa scalinata monumentale del santuario. Era rappresentata nel Trittico della trascendenza dello scultore Mario Calcagnile. Prima dell’arrivo di San Pietro, giunto dalla Palestina per iniziare la sua opera di evangelizzazione, sul luogo dell’attuale santuario c’era il Tempio di Minerva. Il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae è collegato al porto dalla suggestiva scalinata di 284 gradini. Secondo la tradizione, occorre percorrere la scalinata almeno una volta nella vita, per non ritrovarsi a farlo dopo la morte. Il santuario è eletto a basilica dal 1990.

Una grotta nel mare di Santa Maria di Leuca
Grotte di Leuca

Proprio qui è presente anche un imponente faro monumentale alto 48 metri al quale si può accedere tramite una scala a chiocciola. La scala a chiocciola si compone di 254 gradini. Dal santuario si può ammirare Leuca in tutta la sua leggiadria, infatti è possibile scorgerne l’intero territorio. Esso si protende da Punta Ristola a Punta Meliso, quest’ultima proprio ai piedi del promontorio. Si narra che qui, in giornate particolarmente nitide, sia possibile scorgere il punto di incontro tra il mar Jonio e il mar Adriatico. In questa estensione il territorio è adornato da ville ottocentesche che le conferiscono un’atmosfera fiabesca.

Ville dai colori sfavillanti: vivere in un sogno

Passeggiare per le strade di Leuca significa inebriare gli occhi di nuance dal rosso al blu, dal giallo alle frammiste gradazioni marmoree che vestono le sue ville.

Visuale di Villa Mellacqua a Santa Maria di Leuca
Villa Mellacqua – Foto di Antonella Marchisella ©

Durante il secondo conflitto mondiale, alcune di esse hanno riportato danni rilevanti a cui sono seguiti lavori di ristrutturazione. Perciò in parte l’aspetto attuale differisce da quello originario. Le ville sono comunque un’esplosione di bellezza e di eleganza: realizzate in stili differenti, perlopiù orientali. Villa Mellacqua, Villa la Meridiana, Villa Episcopo, Villa Arditi, Villa Daniele, sono solo alcune delle ville sul territorio. Un evento che si svolge annualmente in anteprima d’estate è “Ville in festa”, durante il quale l’accesso è consentito per poterle ammirare.

Santa Maria di Leuca vista dalle bagnarole verso il faro
Visuale del faro di Leuca – Foto di Antonella Marchisella ©

Santa Maria di Leuca: le sue grotte, il mare smeraldo e l’infinito

Insieme alle ville, Santa Maria di Leuca ci presenta delle peculiarità paesaggistiche uniche. Un vero scrigno di bellezza. Ciascuna delle sue grotte è portatrice di leggende. Ricche di iscrizioni e reperti neolitici, sono tutte contornate da acque dai colori smeraldo. Gli armonici suoni delle onde rievocano storie antiche e leggende. Fanciulle, pastorelli, sirene e personaggi fantastici riemergono alla mente pur sapendo che “il mare è una poesia senza parole da ascoltare in silenzio“. La Grotta delle Mannute è un complesso di cavità intercomunicanti.

Visuale di Villa La Meridiana a Leuca
Villa La Meridiana – Foto di Antonella Marchisella © 

Le sue numerose stalattiti e stalagmiti la rendono un luogo altamente suggestivo a venti metri circa sul livello del mare. La Grotta del Diavolo accoglie il visitatore con una breve discesa naturale nell’antro. Si compone di un ingresso principale, una parte centrale e un atrio. Situata sulla punta Ristola, il suo nome deriverebbe da strani rumori provenienti dal suo interno. Un’altra suggestiva cavità è la Grotta delle tre porte, il cui nome rievoca un ingresso a tre accessi. E’ una grotta intrisa di giochi di luce. Leuca è ricca di grotte da scoprire: citiamo tra queste la Grotta Porcinara, la Grotta del Bambino, la Grotta del Drago.

Dalle scogliere a strapiombo alle bagnarole: il bagno per grandi e piccini

Punta Ristola è caratterizzata da scogliere e da qui è facile godere di un panorama mozzafiato grazie a incantevoli panchine. Se tuttavia questo è un luogo adatto agli adulti per un bagno rigenerante, i bambini e le signore possono beneficiare di bagnarole. Le bagnarole erano destinate a belle donne che facevano il bagno lontane da sguardi indiscreti. Appartenevano ai proprietari delle ville ottocentesche che rendono uno sfarzo il lungomare con le loro forme e colori.

Una bagnarola signorile a Santa Maria di Leuca usata per il bagno delle nobil donne
Bagnarola a Leuca – Foto di Antonella Marchisella ©

Queste ultime erano le bagnarole più lussuose.  Servivano a fare il bagno e a proteggersi dall’abbronzatura. A quei tempi si preferiva mantenere un incarnato bianco simbolo di nobiltà anche durante la bella stagione. Tuttavia esistevano anche altre tipologie di bagnarole. Alcune, meno curate e dalle parvenze quasi naturali erano semplicemente scavate nella roccia. Le ‘conche’, solitamente adibite per chi non era in grado di nuotare, erano (e sono) fosse tra gli scogli.

La creazione di Leuca secondo la leggenda di Leucasia

Vedere Santa Maria di Leuca è sentirsi accarezzare dai frangenti che imprimono nell’anima visioni di mondi infiniti. Quando le onde si infrangono su una costa alta si formerà a lungo andare un solco battente. Quel solco, col tempo, verrà eroso fino al crollo delle rocce soprastanti. La conseguenza sarà un arretramento della ripa. Questo arretramento irregolare porterà alla formazione dei faraglioni. Nel Salento alcuni faraglioni sono dedicati a figure leggendarie. Pensiamo ad esempio ai faraglioni “Le due sorelle” a Torre dell’Orso. A Santa Maria di Leuca, invece, sono le scogliere di Punta Ristola e di Punta Meliso a costituire il risultato di una magica trasformazione.

Leucasia, sirena bianca di Leuca

C’era una terra che si chiamava Leuca, della quale in molti avevano narrato. Questa terra era stata creata da una sirena tutta bianca di nome Leucasia. Lei era regina di quel mare smeraldo in cui si incontravano Jonio e Adriatico. Si narra che Leucasia, mentre intonava uno dei suoi canti, abbia scorto un pastorello di nome Melisso. Leucasia volle attirarne l’attenzione. Melisso però aveva già una giovane amata di nome Aristula. Pertanto, pur essendo innegabili le grazie di Leucasia, queste non bastarono a renderlo infedele.

Una sirena su un gruppo di scogli

La sirena, risentita dal rifiuto del pastore, lo scoprì un giorno abbracciato ad Aristula. Così mise in atto la sua terribile vendetta. Scatenò una tempesta con la forza della sua coda. Ciò cagionò la morte dei due innamorati sulla scogliera. Non ancora soddisfatta, Leucasia ne separò i due esanimi corpi abbandonandoli sulle due opposte punte del golfo. Minerva, il cui tempio sorgeva in alto alla scogliera, si impietosì. Pietrificò dunque i due corpi rendendoli eterni. Due grandi scogliere che sono oggi la Punta Meliso e la Punta Ristola. Leucasia, pietrificata dal rimorso, si trasformò nella splendida città bianca di Leuca.

I fiori del Salento e l’odore del mare

“Una sirena roteava smarrita la sua coda nell’acqua. Custodiva gelosa i suoi segreti. La sua chioma era intrisa dall’odore dei carpobrotus che il vento portava dalla scogliera verso di lei. Una sirena si rotolava nel candido abito di un’aritmia tra onde logorroiche e frangenti di cristallo”. Così scrivevo in una delle mie poesie ambientate a Santa Maria di Leuca. “Rivestiva d’emozioni i sogni d’oppio” la mia sirena immaginaria.

Piante di Bougainvillee
Bougainvillee

Ma qui, a Leuca, più che l’oppio troveremo fiori di mandorlo e piccole orchidee selvatiche che allietano l’olfatto con magico profumo. Ranuncoli dai petali gialli o bianchi, papaveri, peonie dai petali rosati il cui significato simbolico è quello di timidezza. Un po’ come è timida e silenziosa Leuca, davanti agli occhi di chi la ammira. Le calendule selvatiche ricolmano i campi circostanti tutto l’anno. I gerani e i pelargonium rosso scarlatto insieme al pelargonium odoratissimum non possono mancare.

Un papavero tra i muri a secco
Papavero spuntato tra i muretti a secco – Foto di Antonella Marchisella ©

E poi c’è il ciclamino, fiore amato dal Salento. Quel ciclamino il cui significato è “amore che non chiede nulla in cambio”. E le calle, di facile adattamento in Salento per il clima umido. Le scogliere sono adornate di fiori di carpobrotus dal colore rosato e tra le villette nei vicoli spuntano le Bougainvillee  che scivolano come tappeti sui muri nelle loro altrettanto tonalità rosacee. Sebbene nasca sulle dune di sabbia e a Leuca troveremo perlopiù roccia, vale la pena di ricordare due fiori simbolo del Salento. Il giglio bianco – solitamente raffigurato nelle immagini dei santi – e il garofano turco, citato in alcune leggende.

Il Natale di Santa Maria di Leuca: il presepe e il museo

Santa Maria di Leuca è un luogo da visitare tutto l’anno. Si tratta infatti di un centro abitato anche in inverno e in cui potersi rilassare in qualsiasi periodo. Nella Basilica di Santa Maria di Leuca è allestito per Natale un bellissimo presepe in legno d’ulivo e lavorato a mano. Nel Natale del 2008 hanno preso vita due presepi in avorio brillanti di emozioni. Viva è altresì la tradizione dei presepi viventi.

La scalinata monumentale di 284 gradini
Scalinata monumentale di Leuca – Foto di Antonella Marchisella ©

Nella vicinissima Castrignano del Capo, in località “Sterne”, in passato era stato allestito un presepe vivente. All’interno di vecchie masserie del ‘900. Il presepe, che si sviluppava su un terreno di oltre undicimila metri quadrati, era interpretato da veri fabbri, vasai e tessitrici. Spingendosi più oltre, nella comunque vicina città di Tricase, si può ammirare tuttora e ogni anno, un immenso presepe vivente. Probabilmente il più grande al mondo. Il presepe è allestito in località Monte Orco, una splendida collina.

Il museo annesso alla basilica: Museum Vito Mele

Gli amanti dell’arte troveranno il bellissimo museo con opere di artisti nazionali e internazionali. Nato dalla generosità di Vito Mele, salentino nato a Presicce nel 1942. Il museo è stato inaugurato nel luglio 2004 e allestito nei locali adiacenti alla Basilica di Leuca.

Cenni sull’artigianato del Salento

L’arte salentina, l’artigianato, sono fatti di materiali poveri o locali come il legno d’ulivo, la pietra leccese, la carta da macero per realizzare le statuette di cartapesta. L’argilla per la creazione di manufatti di terracotta. La ceramica con cui si realizzano manufatti e oggetti tipici come il fischietto. Il capo di Leuca è una zona ricca di giunco palustre. Quest’ultimo ha reso noto soprattutto il comune di Presicce Acquarica per la lavorazione di cestini di giunco finemente decorati.

Santa Maria di Leuca – Foto di Antonella Marchisella ©

In conclusione…

Mi piace concludere questo articolo con una mia poesia per Santa Maria di Leuca.
“Un gabbiano sta per essere inghiottito dalla spuma evanescente della tua superficie: con un manto di biancore avvolgerai le membra rigide, Santa Maria di Leuca. Per un angelo perduto lo stringerai nella corrente. I faraglioni lo consacreranno indelebile nel cuore come un nome che addosso si scavano profondi.Un gabbiano che riappare nel risucchio intermittente delle onde alte è un errante che non sa camminare, ma che a tratti, muove qualche passo di meraviglia”.

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