Il “giudice ragazzino” sarà beato. Rosario Livatino, magistrato di Agrigento, ucciso dalla mafia a 37 anni verrà beatificato. La decisione è di Papa Francesco e arriva dopo alcuni anni dall’avvio del processo di beatificazione voluto dall’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, agrigentino e Postulatore della causa. Livatino sarà considerato martire in “Odium fidei”.
Chi era Rosario Livatino
Nato a Canicattì in provincia di Agrigento nel 1952 era figlio di Vincenzo Livatino, un impiegato dell’esattoria comunale e di Rosalia Corbo. Impegnato durante gli anni del liceo anche nell’Azione Cattolica si laureò alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Dopo aver vinto il concorso per entrare nella magistratura italiana iniziò a lavorare al tribunale ordinario di Caltanissetta. Da quel periodo iniziarono gli anni di lavoro poi al tribunale di Agrigento. Ma la sua vita venne spezzata a 37 anni il 21 settembre 1990 ad Agrigento sulla SS 640. Ad ucciderlo quattro uomini della “Stidda” agrigentina. Livatino era da solo nella sua auto, non aveva la scorta. Tentò la fuga a piedi ma venne raggiunto e freddato a colpi di pistola dai sicari.
L’impegno di Livatino nella lotta alla mafia
Nonostante la sua giovane età Livatino era riuscito in poco tempo ad avviare inchieste contro la mafia agrigentina. Tanto da essere preso di mira dai malavitosi locali. E proprio uno dei mandanti dell’omicidio ha testimoniato durante la seconda fase del processo di beatificazione. Infatti sarebbe emerso che chi ordinò quel delitto conosceva quanto Livatino fosse retto, giusto e attaccato alla fede. Altri esponenti locali di Cosa Nostra sembra che avessero sostenuto quanto Livatino fosse un uomo di fede. Tanto da etichettarlo come “uno scimunito”, un “santocchio” bigotto, perché frequentava una parrocchia. Anche uno dei quattro esecutori del delitto, Gaetano Puzzangaro, aveva testimoniato per il processo di beatificazione. Tra l’altro in tv si era detto “assolutamente pentito interiormente per quel gesto compiuto in gioventù; quella mattina speravo con tutto il mio cuore che il dottore Livatino facesse un’altra strada”.
La beatificazione del giudice
Dopo la decisione del pontefice si attende adesso la cerimonia che potrebbe avvenire il prossimo anno proprio ad Agrigento. L’intestazione del decreto recita così “il martirio del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, Fedele laico; nato il 3 ottobre 1952 a Canicattì (Italia) e ucciso, in odio alla Fede, sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento (Italia), il 21 settembre 1990”. La causa di beatificazione aperta nel 2011. Ma già Giovanni Paolo II nel 1993 incontrando ad Agrigento i suoi genitori lo aveva definito “un martire della giustizia e indirettamente della fede”.
Papa Bergoglio ha lodato la figura del magistrato. Nel 2019 durante un incontro con i rappresentanti del “Centro Studi Rosario Livatino”, lo ha definito “un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.