Dopo il successo di Dieci cose che avevo dimenticato (Rizzoli) torna in libreria la giornalista e scrittrice Lucrezia Sarnari con la commedia brillante dal titolo Vie di fuga (Rizzoli). Protagonisti, la trentasettenne Giulia, professoressa di lettere in un liceo perugino, sposata con Mattia da quasi sei anni ma ancora affamata d’amore e approvazione, e il seduttore Carlo, giornalista milanese.
Conosciuti a Roma, inaugurano un rapporto clandestino di weekend in anonimi alberghi della capitale, lunghe telefonate e soprattutto – ovviamente – di messaggi WhatsApp, Finché, dal nulla, internet si blocca. Giulia è nel panico: teme che il filo che la lega a Carlo si spezzi. Le toccherà fare i conti con la vita reale, non più virtuale, e chiedersi se Carlo è solo una via di fuga o invece davvero è l’amore, quello con la A maiuscola.
Vie di fuga è un romanzo corale che diverte e sa fare riflettere sulla qualità delle relazioni di oggi. “L’importanza che attribuiamo a una persona è direttamente proporzionale al tempo che impieghiamo a rispondere a un suo messaggio?”, “La nostra vera felicità dipende dalle spunte blu di un messaggio inviato?”, “Quanto è importante la vita virtuale?” Sono solo alcuni degli interrogativi che tra le pagine si offriranno a riflessione e giudizio del lettore.
E sarà semplice per molte ritrovarsi in Giulia, nelle sue piccole nevrosi, nella sua complicatissima normalità, alla ricerca di una via di fuga da un’esistenza divenuta avara di emozioni. Una fuga che è ben intesa come esigenza umana, da assecondare delle volte, per capire cosa davvero vogliamo – per capirci, in definitiva. Concetti forse profondi, ma offerti dalla Sarnari con godibilissima leggerezza. Perché la fuga di cui lei tratta è appunto un momento umano di leggerezza, ma speciale, da dedicare a ciò che ci fa stare bene, fosse pure una confusa passione, o una tentazione. Un momento che in qualche modo potremmo scoprire terapeutico.
Di fuga e di come l’amore è cambiato ai tempi di WhatsApp parliamo proprio con Lucrezia Sarnari.
Com’è nata l’idea di scrivere Vie di fuga?
L’idea è nata durante una chiacchierata di lavoro, si parlava di social e di quanto la velocità di reazione fosse diventata un parametro per valutare la bontà delle relazioni che stiamo vivendo. Ho pensato che non mi era ancora capitato di leggere nessun romanzo che raccontasse un’ipotetica “sconnessione” e così mi sono messa al lavoro per cercare personaggi che potessero raccontare al meglio questa storia.
Come dev’essere una via di fuga? Come la definirebbe?
In generale, qualcosa che ci fa tirare il fiato quando ci sembra di vivere in apnea.
Quanto una via di fuga può essere benefica?
Personalmente, moltissimo. Quello che sostengo nel romanzo è che avere qualche pensiero di evasione, sia lavorativo che relazionale, ma in senso più ampio che riguardi tutte quelle vite che non abbiamo vissuto ma sulle quali ci piace fantasticare, alla lunga può diventare funzionale per accettare meglio l’esistenza che invece ci troviamo a vivere e che, raramente, sarà perfetta sotto ogni punto di vista.
Quanto di Lucrezia Sarnari possiamo scovare in Vie di Fuga?
Io so scrivere solo di quello che conosco, o perché l’ho vissuto direttamente o perché mi è capitato di viverlo attraverso persone a me vicine. Questo non significa che “Vie di Fuga” sia un romanzo autobiografico, ma che prendo spunto dalla realtà che osservo sempre con molta attenzione. Di certo, è mia la sindrome del non sentirsi “mai abbastanza” di cui Giulia è affetta senza, sembrerebbe, possibilità di guarigione.
La protagonista del romanzo è alla ricerca dell’Amore con la A maiuscola, realtà o utopia?
Dipende molto da quello che si intende per amore con la A maiuscola: Giulia cerca emozioni più che amore, vuole sentirsi desiderata e vivere di soli inizi. La sua idea di amore è un’idea molto adolescenziale che difficilmente fa rima con stabilità e rapporti duraturi. Ognuno di noi sa, o dovrebbe sapere, cos’è davvero necessario per il proprio benessere: l’amore esiste nella misura in cui sappiamo rispondere alla domanda: “L’amore, cos’è per noi?”
Ai tempi di WhatsApp si può ancora parlare di amore romantico?
Certo. Cosa c’è di più romantico e struggente di un messaggio con scritto: “Mi manchi”?
A un certo punto nel suo romanzo la connessione salta e per i suoi personaggi è davvero complicato tornare alla vita. Ha mai pensato alla sua senza internet?
Sì, per tutto il tempo che ho impiegato a scrivere la storia e mi auguro che non succeda mai. Innanzitutto, perderei la metà dei miei lavori e poi a me valutare lo stato di salute dei miei rapporti dalla velocità di risposta dei messaggi, piace molto. A parte gli scherzi, credo che anche in quel caso, sapremmo reinventarci daccapo, stabilire nuove priorità e modalità di approcci: il vero problema per me sarebbe fare a meno di Netflix.
Quanto è cresciuta artisticamente Lucrezia Sarnari da Dieci cose che avevo dimenticato a Vie di fuga?
Artisticamente non lo so, ma ho imparato molto, che è comunque ancora poco, sulla scrittura. Il primo romanzo è stato scritto solo di pancia, qua c’è stato un lavoro sulla struttura diverso, più faticoso ma molto gratificante.