Ultima Cena Leonardo Da Vinci

L’Ultima Cena: Talete e Pitagora nel capolavoro vinciano

Il genio di Leonardo Da Vinci non smette mai di stupire. L’ultima incredibile scoperta riguarda “L’ultima Cena”, l’affresco realizzato nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano tra il 1494 e il 1498. Una recente ricerca svolta da Annalisa Di Maria, esperta di Leonardo Da Vinci e del Neoplatonismo fiorentino, dalla dottoressa Nathalie Popis, specialista nell’importanza della matematica nella filosofia, e supervisionata dal Professore Emerito Jean-Charles Pomerol, che ha presieduto l’UMPC e il comitato scientifico del CNRS, ha dimostrato ancora una volta lo strettissimo legame di Leonardo Da Vinci con la filosofia antica. Secondo i ricercatori infatti, nel suo capolavoro Leonardo ha incluso anche alcuni grandi pensatori dell’antichità. Si tratta di San Bartolomeo, San Giacomo il Minore e Sant’Andrea (i primi tre a sinistra). Per il volto dei santi Leonardo si sarebbe infatti ispirato all’imperatore filosofo Marco Aurelio e dei filosofi greci Talete e Pitagora.

Apostoli Ultima Cena con volto da filosofi greci

I risultati di questa ricerca, pubblicati in un articolo su “Open Science” dal titolo “Influenza neoplatonica e proporzione divina in Leonardo da Vinci”, hanno mostrato molto di più. Il Cenacolo vinciano rappresenta infatti l’unione del platonismo e del cristianesimo, uno dei precetti del neoplatonismo. Talete, Pitagora e Marco Aurelio, infatti, ascoltano il Cristo, ovvero il “logos”, ragione del mondo e spiegazione della creazione dell’universo secondo la filosofia platonica. Secondo il pensiero di Platone, a cui l’Accademia neoplatonica di Firenze siispirava, “Dio è la misura di tutte le cose” e rappresentava sia l’essere più misurato sia la misura a cui l’uomo doveva conformarsi. Per Plotino, fondatore del neoplatonismo, era quindi necessario un legame tra tutti gli essere provenienti dalla stessa unità che sarebbe stata divina. Nel suo capolavoro Leonardo, oltre all’uso geniale della geometria, vuole quindi testimoniare proprio tale pensiero.

L’Ultima Cena: la rappresentazione dell’amore incondizionato di Dio per l’umanità

Anche lo stesso Leonardo Da Vinci partecipa a questa comunione spirituale, prestando il suo volto a San Giuda Taddeo. Si tratta del penultimo apostolo, nella triade di destra, accanto a San Matteo, che ha il volto del suo discepolo Salaï, e San Simone lo Zelota, il cui volto è quello di Francesco Giamberti, che Leonardo considerava un maestro. Quest’ultimo, in particolare, presta il volto anche a Giuda Iscariota. Infine, il genio fiorentino volle omaggiare anche Marco D’Oggiono e Antonio Boltraffio, due suoi discepoli che parteciparono all’elaborazione dell’Ultima Cena. I due artisti sono stati inclusi nell’affresco prestando il loro volto a San Giovanni e San Filippo, anche per il loro essere uomini sapienti, provenienti nella loro molteplicità da una comune unità, ovvero Dio.

Ultima Cena - Leonardo Salaï, Giamberti, D'Oggino e Boltraffio.

Questo capolavoro di Leonardo Da Vinci, non rappresenta soltanto l’unione tra platonismo e cristianesimo, ma anche l’amore incondizionato di Dio nei confronti dell’umanità. Lo stesso maestro fiorentino, nel realizzarla, riesce a sfiorare il divino. La ricerca di Di Maria, Popis e Pomerol apre nuovi scenari nell’interpretazione di questo capolavoro vinciano, confermando ancora una volta l’immenso genio di Leonardo e l’influenza che la filosofia platonica ha avuto nella sua vita. Si tratta infatti di una scoperta destinata a scuotere il mondo dell’arte.

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