Arriviamo nella stazione di Genova Piazza Principe. Si tratta di una delle due principali stazioni di Genova insieme alla stazione di Genova-Brignole. La stazione di Genova Piazza Principe deve il suo nome al poco distante Palazzo del Principe. Ossia una bellissima villa cinquecentesca edificata come dimora privata da Andrea Doria, attualmente aperta al pubblico come museo.
Il principe Andrea Doria, condottiero e simbolo di Genova
L’ammiraglio principe Andrea Doria nacque nel 1466 a Oneglia da una famiglia che possedeva titoli feudali. Intraprese la via delle armi da giovanissimo. Infatti, restò orfano intorno ai diciassette anni d’età. Nel 1485 ottenne un posto da ufficiale a Roma. Intraprese poi il mestiere di soldato di ventura, ossia un mercenario. Doria divenne un marinaio in tarda età. Nonostante ciò attestò rilevanti successi. A capo della flotta, nel 1513, ispezionò il mar Ligure e il mar Tirreno scongiurando la minaccia dei corsari barbareschi. Nell’isola di Pianosa rase al suolo la flotta del corsaro Godoli.
Un combattente dalle mille virtù
Un’altra vicenda che rende Andrea Doria un mitico condottiero per i genovesi è la distruzione della Briglia francese. La Briglia sormontava il porto. Quando i francesi vi inviarono un vascello da guerra, Andrea Doria che guidava la flotta, mise in atto una strategia che si concluse con la presa del vascello. Il principe distrusse definitivamente la Briglia nel 1514. Questa è solo una delle tante gesta dell’ammiraglio. Sempre alle sue truppe si deve la conquista di Savona nell’ottobre del 1528.
Doria ha lottato a lungo. Le sue operazioni navali di scoraggiamento alle incursioni dei corsari turchi continuarono nel 1540. In quegli anni ebbe in consegna il corsaro Dragut, che incatenò ai remi della propria nave come galeotto. Fin quando non venne liberato col pagamento di un riscatto. Andrea Doria condusse flotte fin oltre i settant’anni di età. La Chiesa di San Matteo a Genova ospita la sepoltura del principe ammiraglio, il quale si spense nel novembre del 1560.
Via Balbi: il barocco nel centro di Genova
Uscendo dalla stazione ferroviaria “Genova Piazza Principe”, ci ritroviamo in piazza Acquaverde, sormontata dalla statua di Cristoforo Colombo. Da qui imbocchiamo agevolmente via Balbi, una delle principali strade barocche di Genova. Questa strada è stata realizzata per volontà di Stefano Balbi, membro di una famiglia di banchieri genovesi. Proseguendo lungo via Balbi scorgiamo piazza della Nunziata. Oltre a trovare delle buone focaccerie, in via Balbi – abilmente progettata da Bartolomeo Bianco nel 1585 e rimasta ad oggi quasi totalmente inalterata – possiamo incontrare negozi e splendidi palazzi.
Sontuosi palazzi barocchi si mostrano a noi: essi fanno parte perlopiù dei Palazzi dei Rolli, patrimonio dell’umanità. Il polo principale dell’Università di Genova è situato proprio in via Balbi. Poco distante è la preziosa Biblioteca Universitaria di Genova.
Nello scrigno dei Palazzi dei Rolli troviamo Palazzo Reale, edificato a partire dal 1618. Il palazzo fu acquistato nel 1677 dalla famiglia Durazzo. Attualmente può essere visitato in quanto sede museale.
La Salita di Santa Brigida: un luogo suggestivo macchiato di cronaca nera
Nel percorrere via Balbi incrociamo una traversa che si caratterizza di larghi e sottili gradini: è una salita. Proviamo a portare lo sguardo in alto e verso la sommità intravediamo un’ulteriore serie di scalini che conducono a dei palazzi. Non riusciamo a intravedere di più poiché celati da bellissimi fiori estivi. La Salita di Santa Brigida è una salita silenziosa, dall’aspetto accogliente. In sommità si apre un’area che in tempi lontani era una zona collinare traboccante di acqua e vegetazione.
Brigida era una principessa svedese che diede tutto via quando l’amato marito venne a mancare, e iniziò a peregrinare. Divenne santa e nei suoi lunghi pellegrinaggi si fermò anche a Genova. Intorno al 1400 alcune suore ivi fondarono il Monastero di Santa Brigida. La salita è ingentilita da un arco in pietra che altro non era se non l’ingresso al complesso monastico.
In questo luogo, ricco di silenzio e spiritualità, è presente altresì una targa commemorativa. Infatti, questa scalinata è macchiata da un episodio di tristissima cronaca. Nel giugno del 1976 in Salita Santa Brigida, il procuratore generale di Genova Francesco Coco e due agenti della scorta furono assassinati da un commando delle Brigate Rosse.
L’arrivo al porto antico di Genova: tra Galata Museo del mare e l’Acquario
Proseguendo lungo via Balbi ci troveremo dinanzi a Piazza della Nunziata. Qui possiamo procedere per via delle Fontane e scendere giù verso il porto antico. Poco prima di attraversare, noteremo il mitico Sestiere di Prè, a ridosso dell’area portuale più antica. Procedendo per via Prè si può giungere in via del Campo, strada resa celebre dalle canzoni di Fabrizio De André. Attraversiamo al semaforo e inoltriamoci nella Passeggiata Calata Rotonda. Qui ci ritroviamo davanti al meraviglioso porto e all’Acquario di Genova, il più grande acquario d’Europa.
Il percorso espositivo dell’Acquario di Genova mostra oltre settanta ambienti e circa 12.000 esemplari di seicento specie provenienti da tutti i mari del mondo. Meduse particolarissime, foche e coloratissimi pesci tropicali sono lo scenario in cui il visitatore può perdersi. Il viaggio inizia nella semioscurità con la grotta delle murene.
Nel regno dei ghiacci è anche possibile osservare alcuni esemplari di pinguino Papua e di pinguino di Magellano. Il viaggio termina con quattro vasche a cielo aperto che ospitano un nucleo di delfini costieri.
Addentrandoci nelle storie del porto antico: verso nuovi mari
“Là – voglio essere io: e confido/ In me, d’or innanzi, e nel mio timone. /Aperto è il mare: nel suo cupo azzurro/ Si spinge la mia genovese. /Tutto sempre più nuovo mi risplende/Dorme su spazio e tempo mezzodì: /E’ solo l’occhio tuo – o infinitudine! /Che immenso mi sta guardando!”. Perfino Nietzsche, che si vedeva come lo scopritore di un nuovo mondo, fece di Cristoforo Colombo il suo eroe e il suo simbolo.
L’ Area del Porto Antico, è una vastissima zona – più di 230.000 mq – affacciata sul mare, ricolma di punti di interesse artistico, museale, turistico nonché quartiere abitativo. Il porto antico ospita anche alcuni palazzi seicenteschi. In tema di divertimenti troviamo oltre al suggestivo acquario, un ascensore panoramico e la Biosfera. Quest’ultima, progettata da Renzo Piano e realizzata in vetro e acciaio, è situata in mare accanto all’acquario e ospita diverse specie di piante tropicali. Un singolare elemento di design, sempre ideato da Renzo Piano, è il Bigo, che fa da sfondo al porto antico. Sul Bigo poggia l’ascensore panoramico che giungendo in sommità della struttura, consente di osservare il paesaggio portuale dall’alto nella sua totalità.
Eugenio Montale: il premio nobel che mai dimenticò Genova
“Quando io venni al mondo Genova era una delle più belle e tipiche città italiane. Il mare dei tetti grigi d’ardesia lasciava allo scoperto incomparabili giardini pensili. E a partire dalla regale via del centro una ragnatela di caruggi giungeva fino al porto. […] Ma Genova non saprei dimenticarla”. Eugenio Montale, il ragioniere che nel 1975 vinse il premio Nobel per la letteratura per la sua “poetica distinta”, nacque a Genova il 12 ottobre 1896.
La sua infanzia e la sua adolescenza sono segnate dal paesaggio costiero ligure. Un paesaggio “scabro ed essenziale” nella sua raccolta d’esordio “Ossi di seppia”. Per Montale che ammirava i suoi luoghi, “le cose sembrano disfarsi per un eccesso di luce”. Ed è la sensazione che abbiamo anche noi. Ci accorgiamo, infatti, che nelle nostre fotografie il sole accecante fa scomparire i monumenti che vorremmo immortalare.
Mia vita a te non chiedo…
“Mia vita, a te non chiedo lineamenti fissi, volti plausibili o possessi. Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso sapore han miele e assenzio. Il cuore che ogni moto tiene a vile raro è squassato da trasalimenti. Così suona talvolta nel silenzio della campagna un colpo di fucile”. Il tema centrale di Ossi di seppia è l’aridità dell’esistenza umana e del male di vivere. La raccolta di Ossi di Seppia termina con la poesia “Riviere”, risalente al 1920.
In Riviere Montale narra delle spiagge liguri, abbandonandosi ai ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza. “Riviere, /bastano pochi stocchi d’erbaspada/ penduli da un ciglione/ sul delirio del mare;/ o due camelie pallide/ nei giardini deserti, /e un eucalipto biondo che si tuffi/ tra sfrusci e pazzi voli/ nella luce; /ed ecco che in un attimo/ invisibili fili a me si asserpano, /farfalla in una ragna/ di fremiti d’olivi, di sguardi di girasoli”.
Le bontà gastronomiche di Genova
“C’era una che, siccome era a dieta, mangiava la focaccia solo a piccoli pezzi” (da Il Repertorio dei matti della città di Genova). Noi la nostra ottima focaccia genovese l’abbiamo gustata per la prima volta presso l’Antica Osteria di Vico Palla, un ristorante storico la cui nascita risale al 1600. In quei tempi il pittore fiammingo Van Dyck era un cliente di questa locanda. L’Osteria è situata nella parte del Sestiere del Molo, ed è definita “il tempio della cucina ligure”. Notiamo subito il delizioso olio che accompagna la nostra focaccia: è un viaggio nei sensi. Ci serviamo poi di un Cappon Magro, dei tipici Mandilli al pesto genovese e una finale torta Sacripantina.
Cappon magro nella tradizione culinaria ligure
Attualmente il Cappon magro è una pietanza ricercata e servita perlopiù in ristoranti che ne propongono una rivisitazione con salse e gamberi. Originariamente si trattava di un alimento destinato alla servitù o ai pescatori a bordo delle barche. E’ un piatto composto da pesce e verdure e di preparazione complessa.
Un’altra specialità sono i Mandilli al pesto genovese, letteralmente “fazzoletti di seta”. Si tratta di piccole lasagne, larghe e sottili come fazzoletti, ricoperti di pesto. I mandilli sono anch’essi un piatto che si ritrova sempre più di rado in quanto, pur essendo facili da preparare, richiedono tempi di preparazione notevoli.
Degustazione dei dolci di Genova
Sul finire del nostro pranzo ci serviamo di una deliziosa torta Sacripantina. Si tratta di un dolce sostanzioso ideato nel 1800 che prende il nome da Sacripante. Costui è un personaggio della letteratura epico-cavalleresca dell’Orlando furioso. La composizione di questo dolce è a strati di pan di Spagna farcito con crema al burro, crema al cacao e liquore di Marsala.
Il pandolce genovese
Il pandolce genovese è utilizzato perlopiù in vista del Natale, tuttavia si può reperire in qualunque periodo. E’ un dolce contenente un’elevata quantità di uva passa. Le sue origini sono annoverate nel Cinquecento per volontà del principe Andrea Doria, il quale desiderava far realizzare un dessert rappresentativo della Repubblica marinara. L’antica ricetta prevedeva un pandolce alto; oggi possiamo trovare anche il pandolce basso.
Pasta genovese o genoise
La genoise è un dolce dall’impasto simile al pan di Spagna ma realizzato con l’uso del burro, che lo rende molto più morbido. La genoise è una torta delicata che può essere farcita con creme nella sua versione classica oppure frutta fresca in rivisitazioni. Essa può costituire anche la base per altre torte. Si prepara con farina, uova, zucchero e burro e prevede una spolverata di zucchero a velo.
I canestrelli
Le origini dei canestrelli sono molto antiche, tuttavia i canestrelli di pasta frolla, più recenti, provengono dalla tradizione ligure. Si collocherebbero, infatti, nell’800 a Torriglia. Dal sapore semplice e invitante, si preparano con farina, burro, tuorli e albume, zucchero, sale e scorza di limone. L’estetica si presenta anch’essa molto semplice e carina: hanno la forma di una margherita col buco centrale.
Note: Desidero ringraziare Daniele per avermi accompagnata nella scoperta delle bellezze di Genova.