Festival di Sanremo: l’ira del tenore italo americano Jonathan Cilia Faro

La 73esima edizione del Festival di Sanremo è iniziata da pochi giorni. La kermesse condotta da Amadeus ha ottenuto ascolti importanti ma anche critiche sempre più “incisive” e “pesanti” non solo da parte degli addetti ai lavori italiani ma anche da quelli d’oltreoceano come, ad esempio, il tenore pop Jonathan Cilia Faro.

Un artista che si è affermato in America e che ha deciso di emigrare proprio perché non voleva sottostare ad un sistema che, invece di valorizzare concretamente la musica, la stava (ma potremmo dire benissimo la sta) distruggendo.
“La Rai – afferma Cilia Faro – dovrebbe usare i soldi pubblici per educare il proprio pubblico alla cultura in tutte le sue forme. Invece di farlo seriamente, continua, invece, ad investire il proprio denaro sul Festival di Sanremo facendoci credere che questa sia la “vera musica”, che solo i più talentuosi possano arrivare a cantare su quel palco … ma agli occhi di chi ha alle spalle anni di gavetta e ha girato tutto il mondo questo “spettacolo” è diventato un circo, una pagliacciata. A ben pensarci in realtà gli artisti del circo danno prova di professionalità, coraggio, atleticità, sono persone capaci e talentuose cosa che, invece, sul palco della Città dei Fiori, proprio non vediamo”.

E continua sottolineando come: “Sanremo ha sfoggiato il peggio della musica dei produttori italiani. Senza contare che durante le diverse serate non si è, in alcun modo, omaggiato il “bel canto”, l’opera o il cinema italiano. Sanremo è diventato una “moda” volgare, oscena. Noi Italiani abbiamo saputo esportare nel mondo il meglio della nostra creatività, siamo considerati dei “grandi”, grazie a brand conosciutissimi come Valentino, Versace, Gucci, Biagiotti.
Parlando di musica, abbiamo fatto conoscere ad un vasto pubblico l’opera, la musica melodica, quella sinfonica ma, poi, per assurdo, proprio a “casa nostra” proponiamo il Festival di Sanremo dove troviamo, ahimè, fa male dirlo, “l’immondizia”, “lo scarto” che Amadeus, come direttore artistico, ci sta propinando. Tutto questo è vergognoso e deprimente. Inoltre, i grandi cantanti del passato hanno sempre e solo più successo perché l’Italia vuole quel genere musicale”

Il tenore Cilia Faro che, da anni, cerca di promuovere e incoraggiare le nuove generazioni che desiderano diventare cantanti professionisti, sottolinea dispiaciuto: “Ma che cosa stiamo insegnando ai nostri giovani? Nulla, la mediocrità. Forse dobbiamo cominciare a pensare che queste “nuove leve” debbano essere accompagnate nel mondo della musica proponendo loro prodotti di qualità e non musica “fast food”. Affinché possano diventare dei professionisti, devono avere delle basi solide, conoscere la storia della musica, la melodia, le tradizioni e poi da lì partire per proporre la loro creatività, le loro emozioni ed il loro vissuto”. “E noi professionisti del settore? Che cosa stiamo facendo di concreto? – continua ancora il tenore pop – Penso che le nuove generazioni non abbiamo una “responsabilità storica”, mentre noi adulti abbiamo l’obbligo morale di raccontare e proteggere la nostra storia musicale, le nostre tradizioni non solo in campo musicale ma in senso più generale”.

tenore Jonathan Cilia Faro

E poi facendo riferimento alla Rai, Cilia Faro sottolinea come: ” Se la RAI desse a noi musicisti uno spazio per spiegare la musica potremmo far capire ai telespettatori, ai radioascoltatori la differenza che esiste tra un “vero artista” e un prodotto commerciale che non fa altro che distruggere e deturpare il lavoro dei veri artisti, siano essi scrittori, pittori, scultori, cantanti etc.”.

Come un fiume in piena il tenore pop Jonathan Cilia Faro prosegue e a proposito degli ospiti presenti alla kermesse sottolinea: “Che cosa c’entra la Ferragni in questo Festival? Un’influencer? Chi è per farsi portavoce del pensiero delle donne? Qualcuno l’ha delegata? E’ un modello positivo, una donna che ostenta il proprio status e successo? E’ veramente partita da zero come, invece, stanno cercando di fare migliaia di donne che non hanno magari neanche una famiglia che le sostiene? E Blanco? Possiamo forse prenderlo da esempio? E’ questo che speriamo per i nostri figli? Che non sappiano a 20 anni gestire le proprie emozioni e che possano calpestare il lavoro degli altri e affermare di “divertirsi” compiendo questo scempio? Questi personaggi ritengo che non debbano far parte della kermesse, la Rai ha ben 360 giorni per proporli in altri contesti (ma è proprio necessario?)” .

E infine il tenore Jonathan Cilia Faro conclude sottolineando che: “Una televisione che ami il proprio pubblico non solo dovrebbe proporre programmi differenziati ma, visto che fa pagare un canone, dovrebbe quantomeno garantire che siano eleganti, rispettosi e dove prevalga la gentilezza. Coloro, invece, che amano le parolacce, la volgarità in generale, allora sì dovrebbero pagare “una tassa” e trasferirsi su canali privati. Se continuiamo di questo passo, se non lavoriamo tutti per salvaguardare la cultura, il caos prenderà il sopravvento”.

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