Ventisettesima giornata mondiale dell’Alzheimer, “per non dimenticare chi dimentica”, come recita il motto dell’Aima, Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. Oggi, 21 settembre 2020, l’emergenza Coronavirus ha modificato i consueti programmi di sensibilizzazione nei confronti della malattia ma non ha cancellato questa data. Anzi. Se le costrizioni imposte dalla pandemia hanno ulteriormente pesato su tutte le situazioni di fragilità, Alzheimer compreso, è proprio il momento di sottolineare la necessità di aiuto da parte dei malati e di chi li assiste.
Le tante associazioni dell’Aima presenti sul territorio si stanno comunque adoperando in questo senso. Senza o quasi le consuete iniziative pubbliche che caratterizzavano questa giornata. Ma confermando che la volontà e i servizi per i malati e le famiglie comunque ci sono e cercano di venire incontro alle esigenze di chi ha bisogno.
Italia all’ottavo posto per numero di persone affette da Alzheimer
Era il 1994 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Alzheimer’s Disease International decisero di dedicare questa giornata all’Alzheimer, malattia degenerativa progressivamente invalidante. Prende il nome dal neuropsichiatra tedesco Alois Alzheimer che, nel 1906, la diagnosticò per primo in una donna di 51 anni. Nonostante sia passato oltre un secolo, una soluzione a questa malattia non è ancora stata trovata. I numeri che ne disegnano la mappa, a livello globale, sono importanti. Secondo i dati dell’Airalzh, Associazione Italiana Ricerca Alzheimer Onlus, nel mondo si stimano circa 46 milioni di persone affette da demenze. Di queste, il 50-60 per cento sono colpite dal morbo di Alzheimer. In Italia, che si trova all’ottavo posto tra i Paesi con il maggior numero di persone affette, si stimano quasi un milione e mezzo di malati. Oltre seicentomila di questi sono colpiti da Alzheimer.
I dati sono poco confortanti se si guardano le proiezioni future. Sempre l’Airalzh indica che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, si prevede nel corso dei prossimi trent’anni un triplicamento dei casi. Entro il 2050 potrebbe esserne affetta, a livello mondiale, una persona su 85, coinvolgendo 130 milioni di individui. La progressione della malattia è diversa da persona a persona. Comunque si stima che l’aspettativa di vita media dopo la diagnosi vada dai tre ai nove anni. Numeri e proporzioni importanti che hanno portata l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definirla “Una priorità di sanità pubblica”.
Per l’OMS una priorità di sanità pubblica
In questa ventisettesima giornata mondiale dell’Alzheimer va ricordato che la malattia è la più comune causa di demenza. Colpisce le cellule cerebrali, soprattutto quelle che riguardano la memoria e altre funzioni cognitive. Ne consegue un’alterazione della personalità del malato e quindi anche della sua vita quotidiana. Non riguarda solo le persone anziane. Ci sono casi anche nella fascia di età tra i 30 e i 60 anni ma è più frequente con l’aumento dell’età. Secondo l’Aima, nelle persone che hanno superato i 65 anni la frequenza complessiva (prevalenza) è circa del 7%, negli ottantenni del 30% circa. Questa caratteristica , unita al costante aumento del numero di anziani tipico della nostra epoca, spiega il perché della grande espansione della malattia.
Italia in prima linea nella ricerca
A che punto è la sperimentazione? Una soluzione non è ancora stata trovata ma la ricerca va avanti, in Italia e nel mondo. La via maestra resta quella della diagnosi precoce, anzi precocissima. Insieme agli stili di vita: dieta, attività fisica, cura dei possibili rischi cardiovascolari, una quotidianità fatta di rapporti sociali e non di solitudine, spesso frequente nelle persone più anziane. E’ stato rilevato che l’adozione di uno stile di vita sano e un’azione mirata di contrasto alla solitudine potrebbero ridurre di un terzo il rischio di demenza nella popolazione.
In occasione di questa ventisettesima giornata mondiale dell’Alzheimer, Coop sosterrà la ricerca con l’iniziativa “Non ti scordar di te”. Tante piantine di Erica Calluna saranno in vendita, fino al 30 settembre, in tutte le grandi strutture, nei supermercati e nei minimercati. Per ogni pianta venduta verrà donato un euro alla ricerca.