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Casamassima, il “paese azzurro” nel cuore della Puglia

Casamassima è un luogo straordinario. Un piccolo borgo fuori dal tempo e dallo spazio che, tutti, conoscono come “il paese azzurro“. Perché qui, a venti minuti d’auto da Bari, le case sono proprio così: azzurre. D’un azzurro pastello che somiglia ad una fiaba.

Casamassima, la storia

Sita ai piedi delle Murge, Casamassima fu fondata da Quinto Fabio Massimo detto il Temporeggiatore durante le guerre puniche. Sembra che, il suo nome, significhi “un accampamento dei Massimo“. Il documento più antico che riguarda il borgo è datato poco dopo il 960 ed è un morgengabio (un documento d’epoca longobarda con cui un marito donava alla sposa parte dei suoi beni il giorno dopo le nozze). Negli anni, Casamassima subì assalti e devastazioni, epidemie di peste e passaggi di proprietà. C’è proprio la peste, all’origine del suo colore. Quando nel 1658 l’epidemia arrivò a Bari, uccidendo oltre 20.000 persone, il duca Odoardo Vaaz ordinò di dipingere case e chiese aggiungendo alla calce viva l’azzurro. E la peste se ne andò. O, almeno, questo dice la leggenda. L’azzurro viene infatti collegato al manto della Madonna, e alla sua azione salvifica.

Casamassima - Veduta
Una vista del borgo (Wikipedia – credit Dentaek – CC BY-SA 4.0)

Nel 1960, poi, a Casamassima arrivò il pittore milanese Vittorio Viviani. Quel suo aspetto unico lo conquistò, e lui decise d’ambientarvi le sue tele definendo il villaggio “Il paese azzurro”. Una sorta di piccola Chefchaouen, ma nel sud dell’Italia. Un borgo ricco di tesori, di fiori e di pareti color pastello, dove passeggiare è un’esperienza (quasi) surreale.

Cosa vedere nel borgo

Casamassima è ricchissima di edifici, tutti da scoprire. Il più imponente dell’intero centro storico è il Monastero di Santa Chiara, fondato nel 1573 da Antonio Acquaviva d’Aragona. Inizialmente usato a mo’ di orfanotrofio, è stato carcere, scuola e abitazione prima di diventare Monastero delle Clarisse. Meritano una visita anche la Chiesa Matrice di Santa Croce, col suo battistero duecentesco e la statua di San Rocco, e il Complesso delle Monacelle. Quest’ultimo, anch’esso ex orfanotrofio, ospitava il conservatorio musicale femminile (molto apprezzato dal Regno di Napoli) ed è oggi sede di alcuni uffici comunali. Infine l’Abbazia di San Lorenzo, splendido esempio d’architettura sacra rurale con soffitti e pareti affrescate.

Casamassima - Chiasso Bongustai
Chiasso Bongustai (Wikipedia – credit Dentaek – CC BY-SA 4.0)

Sul fronte dell’architettura civile, i più iconici angoli di Casamassima sono Via Paliodoro e Chiasso Bongustai. Gli instagrammer e gli amanti delle fotografie è qui che vengono, per i loro scatti senza filtro. Via Paliodoro, in particolare, è la strada più azzurra del borgo con le sue vecchie case contadine ristrutturate e piene di fiori. Chiasso Bongustai, invece, ospitava il forno del borgo. E, oggi, è uno splendido scorcio color puffo. Gli edifici da vedere, per la verità, sono manciate: Porta Orologio, Palazzo Amenduni, Palazzo Ducale Vaaz con le sue tracce azzurre. Infine l’Arco delle Ombre che, secondo la leggenda, era casa di fantasmi. Quando la luce ancora non c’era, infatti, chi vi passava al di sotto con le candele tra le mani dava vita sul muro a spaventose ombre. Simili, per l’appunto, a quelle d’uno spettro.

Foto in evidenza tratta da Wikipedia (credit Dentaek – CC BY-SA 4.0)

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