Per la riapertura delle scuole timori per i tarsporti

Riapertura delle scuole, si parte ma non in presenza

Si rientra a scuola. Ma non in presenza. Dopo la ripresa in seguito alle festività, si è atteso il nuovo monitoraggio sui contagi e le regioni hanno deciso. Niente lezioni in presenza per le scuole superiori. Da lunedì si riprende ma nuovamente in Dad, la didattica digitale che molti studenti iniziano a contestare. Perché sono troppi i mesi in cui le lezioni si fanno in casa dietro al pc. E in alcune regioni saranno in Dad anche i più piccoli. Ma per il momento questa sembra essere l’unica soluzione. Perché il timore è sempre quello di un nuovo aumento di contagi, di un’eccessiva presenza di studenti sui mezzi di trasporto, di un sovraffollamento insostenibile. Ma vediamo come si stanno organizzando le singole regioni per la riapertura delle scuole.

Per la riapertura delle scuole timori per i tarsporti
Gli studenti che scendono dai mezzi di trasporto, a rischio contagi

Riapertura delle scuole, le regioni sul fronte del no

Le uniche ad aprire l’11 gennaio saranno Valle d’Aosta, Abruzzo, Toscana, Provincia autonoma di Trento e di Bolzano, ma al 75 per cento. Slitta al 18 gennaio il suono della campanella in Molise, Puglia, Lazio, Liguria, Piemonte. Infine il 25 gennaio per Campania, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia. In Dad per tutto gennaio Sicilia, Sardegna, Calabria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Basilicata che dovrebbero rientrare a febbraio. Questo il quadro, per il momento, anche se la situazione è in continua evoluzione.

Solo alcune regioni favorevoli alla riapertura delle scuole

Le decisioni adottate dai vari governatori dipendono, quindi, dai dati forniti sui contagi. Ma cresce il fronte della protesta. Molti studenti e anche i sindacati sono pronti a scendere in piazza proprio lunedì. Chiederanno certezze sulla riapertura. Protestano sia per il mancato ritorno in classe, ma anche perché preoccupati per la sicurezza e le nuove regole da  rispettare. La Rete degli studenti medi contesta  “lo scaricabarile tra ministero e Regioni che dura ormai da mesi”. E annunciano proteste.

La proposta dell’Ordine dei medici

Nelle scorse settimane anche l’Ordine dei medici aveva lanciato una proposta in attesa della riapertura delle scuole. Avevano chiesto di istituire una zona rossa in modo da ridurre la presenza di persone nelle città, e assicurare che solo gli studenti potessero usare i trasporti. La riapertura delle scuole, secondo l’Ordine dei medici, sarebbe un rischio, senza una zona rossa. Perché i trasporti sarebbero utilizzati da tutti e i contagi potrebbero aumentare.

Riapertura delle scuole attesa dagli studenti
Troppi i giorni trascorsi in Didattica a distanza

Se facciamo la zona rossa possiamo mandare i ragazzi a scuola – aveva detto all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli Odontoiatri Filippo Anelli -. Se davvero tutti stanno a casa, riducendo così la pressione sui trasporti, e se i ragazzi non possono aggregarsi fuori, i sistemi di tutela messi a punto all’interno delle scuole possono funzionare. Diversamente abbiamo visto che il sistema non ha funzionato, e che aprire le scuole comporta un aumento della diffusione del virus”. “Per fare andare i ragazzi a scuola – ribadisce – ci vuole una zona rossa vera. Solo così si può organizzare un trasporto dedicato per la scuola, senza grandi rischi“, conclude.

I trasporti a rischio per la riapertura delle scuole
Il traffico delle città provocato dai mezzi di trasporto

Non solo i  medici, i dubbi del mondo scientifico

Ma ad avere ancora dubbi sulla riapertura delle scuole sono in tanti. Per il matematico del Cnr, Giovanni Sebastiani diversi studi scientificimostrano che gli studenti delle superiori contribuiscono in modo significativo alla diffusione del virus”. “La ragione e la prudenza – aggiunge – suggeriscono di ripartire con le scuole superiori nella seconda metà di gennaio, una volta verificati che gli effetti delle misure del periodo di vacanze natalizie-inizio anno-Befana”.

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